lunedì 22 agosto 2022

Italexit di Paragone in corsa in Calabria: i nomi dei candidati in tutti i collegi di Camera e Senato





Il partito fondato dal senatore Gianluigi Paragone sarà alla linea di partenza anche in Calabria: in campo anche il Coordinatore regionale Massimo Cristiano

  CATANZARO: Anche Italexit di Gianluigi Paragone ha depositato alla Corte d’appello di Catanzaro le liste per i collegi uninominali e plurinominali di Camera e Senato. Il partito fondato da Gianluigi Paragone sarà presente anche in Calabria con le liste al completo, grazie alla marea di persone (oltre tremila) che hanno sottoscritto le candidature.

   Tra i candidati spicca il nome del coordinatore regionale di Italexit Massimo Cristiano, capolista nel collegio plurinominale della Camera e altrettanti candidati di spessore, noti soprattutto nell’ambito della società civile per il contributo che ognuno di loro ha sempre dato, incondizionatamente con grande spirito missionario.

   Massimo Cristiano da qualche anno a questa parte si è distinto per la grande capacità di coinvolgere centinaia di simpatizzanti ITALEXIT in tutta la Calabria, riuscendo a far aprire Sedi in tutto il territorio calabrese.

  Italexit, partito dichiaratamente antisistema e ovviamente antieuropeista si schiera con propri candidati in tutti i collegi uninominali e plurinominali di Camera e Senato della Regione.

  Nonostante i media parlino per ovvi motivi ancora poco di Gialuigi Paragone e di ITALEXIT, riportando alcuni, timidamente, un risultato elettorale appena sufficiente per  raggiunge e superare lo sbarramento, di fatto, stando alle palesi dichiarazioni di apprezzamento e stima degli italiani, si ipotizza da parte di ITALEXIT un ottimo risultato a due cifre.          

I candidati di Italexit nei collegi plurinominali

Collegio plurinominale Camera

Massimo CRISTIANO

Angela BARRESI

Giuseppe Antonio GERMANO’

Maria PANGALLO

(Supplenti: Davide CRISTIANO, Carolina DE LEO, Giuseppe GIGLIOTTI, Anna D’AGNI)

Collegio plurinominale Senato

Raffaele VENA

Antonietta Ivana STRANIERI

Francesco FABBIANO

Maja SCHIAVONE

(Supplenti: Ernesto LAMANNA, Katarzyina Edyta BELBOT, Giacomo PRIOLO, Giusy Emanuela ROTIROTI)

I candidati di Italexit nei collegi uninominali della Camera

Collegio 01 (Corigliano Rossano-Crotone) Carolina DE LEO

Collegio 02 (Cosenza città-Tirreno) Anna D’AGNI

Collegio 03 (Catanzaro e provincia) Giuseppe GIGLIOTTI

Collegio 04 (Vibo Valentia-Piana Gioia Tauro) Domenico Antonio GRECO

Collegio 05 (Reggio-provincia e Locride) Pietro Vincenzo MARCIANO’

I candidati di Italexit nei collegi uninominali del Senato

Collegio 01 (Cosenza-Crotone) Katarzyna Edyta BELBOT

Collegio 02 (Catanzaro-Vibo Valentia-Reggio) Ernesto LAMANNA


domenica 14 agosto 2022

Con ITALEXIT al Governo la politica sarà bella e gentile


Una nuova politica limpida e trasparente s’intravede all’orizzonte.   

   La politica non fa schifo, la politica fa parte della nostra vita quotidiana, e come sosteneva Pericle: “la politica è l'arte di vivere assieme”. Ad ogni parola che indica un argomento, ci troviamo sempre il prefisso “politica”. Per fare un’esempio: politica sociale; politica del lavoro; politica economica; politica sanitaria; politiche agricole e forestali; politica dell’istruzione e della formazione, ecc. ecc. Potrei continuare elencando decine di altre parole che contengono il prefisso politica.

  Moltissimi italiani, percentuale variabile da regione a regione si astengono dal votare perché sostengo che la politica (oggi più che mai) faccia schifo!

  Se da un lato posso comprendere lo stato d’animo di tutti quelli che si sono sentiti traditi dalla politica, dall’altro posso sostenere che a fare schifo sono soltanto le persone le quali si servono della politica per raggiungere i propri obiettivi personali o per mettere in atto le loro strampalate convinzioni.

  La politica non fa schifo! Fanno schifo coloro i quali ci hanno ingabbiati dentro una Europa unita, portando a termine un progetto totalmente irrazionale, di sette politici che credevano in un proprio sogno comune, rivelatosi oggi per tutti gli italiani un incubo. Due italiani (Altiero Spinelli e Alcide De Gasperi), due francesi (Jean Monnet e Robert Schuman), un tedesco (Konrad Adenauer), un lussemburghese (Joseph Beck) e un belga (Paul Henri Spaak) che per alcuni sono passati alla storia come i padri fondatori dell’Europa unita, sono stati invece i promotori di una pessima iniziativa che ha semiparalizzato l’Italia e gli italiani.

  Fanno schifo coloro i quali approfittando della loro posizione politica, hanno imposto per alcune categorie di lavoratori l'obbligo vaccinale e il green pass, violentando fisicamente e psicologicamente gli adulti e traumatizzando i bambini che non capivano perchè dovevano stare segregati in casa, senza poter avere più nessun contatto con i propri amici e addirittura con i propri nonni.  

  Fanno schifo coloro i quali hanno limitato il diritto alla salute e la libertà personale, violentando anche la Costituzione (Art.32) “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”. (Art. 13). La libertà personale è inviolabile.

  Fanno schifo coloro i quali hanno ridotto alla fame milioni di persone: liberi Professionisti; Imprenditori; Artigiani; Partite IVA; Artisti e Attori, Maestri dello sport e del ballo; Impiegati e Lavoratori che con coraggio e grande sacrificio si sono rifiutati di farsi inoculare il liquido spacciato per salvavita.    

  Fanno schifo coloro i quali hanno costretto col ricatto le persone a farsi inoculare contro la propria volontà quella sostanza che impropriamente viene chiamata vaccino.

  Fanno schifo tutti coloro i quali sono i presunti responsabili della morte di migliaia di persone e di altrettanti invalidi.

  Fanno schifo tutti coloro i quali invece di essere garanti della Costituzione, della Libertà e della Democrazia, si sono comportati da tiranni nei confronti del Popolo italiano.

  L’Italia dovrà riappropriarsi della sua Sovranità politica e Monetaria  Dovrà tornare ad essere una Nazione libera e indipendente; spezzando la vergognosa catena che ci lega alla comunità europea che, come una garrota ci soffoca lentamente senza pietà, facendoci vedere sempre più offuscato il nostro futuro.

  Il 25 settembre liberiamoci dallo schifo che alberga nel Parlamento italiano e iniziamo a limare questa maledetta catena che ci tiene legati al male, sperando di poterla spezzare il prima possibile.                 

lunedì 1 agosto 2022

QUANDO UN GOVERNO SOSPENDE LA DEMOCRAZIA, LE PIAZZE S’INFIAMMANO

 

      


Ogni Partito dovrà raccogliere circa 60 mila firme entro fine agosto, a mano e alla presenza di un pubblico ufficiale. Un'impresa quasi impossibile e discriminatoria.

 

Quali partiti devono raccogliere le firme?

Anche i Partiti con dei rappresentanti in parlamento, saranno obbligati a raccogliere firme. Si tratta di tutti qui partiti che non rientrano nella sciagurata decisione del Governo Draghi: Insieme per il futuroAlternativa c’è, Italexit di Gianluigi Paragone, Potere al Popolo, il Partito Comunista, Verdi Europei e Ancora Italia.

A meno di sessanta giorni dalle  elezioni, i partiti più piccoli avranno enormi difficoltà a raccogliere le circa 60 mila firme necessarie per candidarsi al Parlamento. Sarà una missione quasi impossibile, visto che le candidature  vanno depositate entro fine agosto, dopo essere state raccolte a mano e autenticate al momento della firma da un pubblico ufficiale presente sul posto. Tutto organizzato ad arte dalla maggioranza di Governo per ostacolare la Democrazia. Una vera rappresaglia contro il diritto dei Cittadini a farsi rappresentare da chi vogliono.

Cosa bisogna fare per raccogliere le firme per presentare le liste elettorali?

Le procedure di raccolta firme sono amministrate da una legge vecchia di 50 annicontraria al diritto dei cittadini di partecipare liberamente alla vita pubblica… evviva l’Amministrazione Digitale!!

In Italia la raccolta firme rappresenta l’ostacolo maggiore per poter partecipare alle competizioni elettorali sia politiche sia amministrative.  Nel caso delle prossime politiche, per le quali tutto si seve svolgere nel mesi di agosto. Il 25 settembre si va alle urne e questo significa che tutti i documenti relativi alle candidature vanno depositate entro il 22 agosto alle cancellerie delle Corti d’appello.

Nonostante che con le elezioni in anticipo di oltre quattro mesi rispetto al normale termine della legislatura, il numero delle firme richieste è stato dimezzato per ogni collegio plurinominale a 750 invece di 1500. Il fatto che  devono essere raccolte nel mese di agosto complica ugualmente le cose.

In totale, per presentarsi alle elezioni politiche del 25 settembre 2022, in tutta Italia, partiti e coalizioni dovrebbero raccogliere almeno 36.750 firme per la Camera e 19.500 per il Senato.

Cosa molto importante da tenere in conto e altrettanto penalizzante è che le firme devono essere di elettori o elettrici iscritti nelle liste elettorali dei comuni che fanno parte del collegio plurinominale in questione. In sostanza, non si può firmare per una lista fuori dalla propria residenza.

Il Governo Draghi va a casa senza però aver prima saccheggiato i cittadini del diritto alla scelta Democratica di farsi rappresentare da chi gli pare.

La goccia che fa traboccare il vaso.

Nel caso in cui i partiti (non pochi) obbligati a dover rispettare le rigide norme imposte in cosi breve tempo, non riuscissero ad adempiere e quindi rimarrebbero fuori dal Parlamento per altri 5 anni, sicuramente utilizzeranno la piazza per rivendicare tutto ciò che gli è stato tolto e soprattutto faranno la guerra al nuovo Governo nel caso in cui non sarà in grado di risolvere tutti i problemi, (molti dei quali targati MARIO DRAGHI), che attualmente stanno affossando Italia e italiani.

S’infiammeranno le piazze… e non solo!!

lunedì 4 luglio 2022

Inaugurata la sede provinciale Italexit Reggio Calabria



Tagliato il nastro inaugurale della nuova sede di Italexit Reggio Calabria


   Il Coordinatore Regionale Italexit con Paragone – Calabria, Massimo Cristiano, ha tagliato il nastro inaugurale della nuova sede di Italexit Reggio Calabria avente duplice funzione, ovvero sede provinciale per tutta l’area metropolitana, nonché 1° Circolo Italexit del Comune di Reggio Calabria, coordinato da Pietro Marcianò.

 Il Coordinatore Provinciale, Ernesto Marziale, ha esordito ringraziando principalmente Gianluigi Paragone per l’opportunità che sta dando a tutti gli italiani di buona volontà nel costituire sedi Italexit su tutto il territorio nazionale.

  Unitamente al Coordinatore Regionale Massimo Cristiano, hanno partecipato all’evento: Giuseppe Antonio Germanò, Resp. Organizzativo Provincia RC; Claudio Romeo, Resp. Organizz. Sezione RC; Francesca Tripodi, Dip. Comunicazione Calabria; Romina Tripodi, Segr. Amministrativo RC; Mimmo Greco, Dip. Sanità Calabria; Carmelo Iannelli, Coord. Sezione di Palmi; Omero Marrapodi, Coord. Sezione di Locri; Ambrogio Pancanno, Ref. S. Eufemia D’ Aspromonte; Nicola Rotundo dip.Ambiente, Antonino Amoddeo, Docente Università di Reggio Calabria.

  La Sede Italexit, ubicata in Via Plebiscito 6, “sarà aperta al pubblico tutti i giorni” – hanno dichiarato il Coordinatore Provinciale Ernesto Marziale e il Coordinatore Cittadino Pietro Marcianò – “dando la possibilità a chiunque di poter fare parte attiva del Partito, oppure di presentare istanze o chiedere informazioni e chiarimenti su problematiche sociali in genere”.

  Massimo Cristiano ha concluso rimarcando “la linea politica del partito“, ringraziando tutti coloro che “hanno reso possibile questo momento, sinonimo di crescita, sacrificio, passione, militanza, difesa del territorio. La sede provinciale di Italexit con Paragone – Reggio Calabria, sarà un punto riferimento essenziale per la difesa sul territorio dei diritti costituzionalmente garantiti”.

domenica 8 maggio 2022

Reggio Calabria: Premio Anassilaos alla Soprintendenza è “un’offesa alla città, ne chiediamo il ritiro”

                                                Piazza De Nava 

La nota di Fondazione Mediterranea sulla decisione di assegnare il Premio Anassilaos 2022 alla Soprintendenza di Reggio Calabria. Scelta definita “un’offesa alla città” per gli interventi “lesivi” su “pavimentazione del Corso Garibaldi, resti archeologici in piazza Garibaldi, Lido Comunale, progetto demolitivo su piazza De Nava”


 “Come lo potremmo definire il Premio Anassilaos alla Soprintendenza? Nella migliore delle ipotesi una sonora scivolata, dando per scontata la buona fede degli organizzatori, che vogliamo ancora credere non adusi al “servo encomio”. Il riconoscimento è un’offesa alla città: piuttosto che essere tutelata dalla Soprintendenza, Reggio è stata oggetto di interventi a lei lesivi, sia dal punto di vista prettamente urbanistico che da quello più generale culturale. Di ciò si hanno eclatanti esempi che, pur non entrando per brevità nel loro merito, è utile ricordare: pavimentazione del Corso Garibaldi, resti archeologici in piazza Garibaldi, Lido Comunale, progetto demolitivo su piazza De Nava“. Comincia così la nota di Fondazione Mediterranea sulla decisione di assegnare il Premio Anassilaos 2022 alla Soprintendenza di Reggio Calabria. Scelta definita “un’offesa alla città” per gli interventi “lesivi” su “pavimentazione del Corso Garibaldi, resti archeologici in piazza Garibaldi, Lido Comunale, progetto demolitivo su piazza De Nava”“Sono casi di devastazione del centro urbano – si legge ancora – che tutti hanno sotto gli occhi e che non necessitano di ulteriori descrizioni. Reggio è afflitta da troppi premi, il più delle volte autosollecitati, con una sostanziale perdita di credibilità del premiante. Il Premio Anassilaos si pone in questo svilente trend con l’aggravante che la motivazione del premio assegnato alla Soprintendenza è palesemente una forzatura”.

  Ma non solo. “Oltre agli esempi appena citati, di pubblico dominio – prosegue ancora il comunicato – dobbiamo evidenziare due perle di saggezza urbanistica dei nostri. In conferenza dei servizi, nel corso dell’audizione della progettista della demolizione di piazza De Nava, arch. Giuseppina Vitetta, si è verbalizzato il concetto che di un manufatto storico, per conservarne la memoria, basta non mandare in discarica i resti della sua demolizione ma utilizzarli per una nuova costruzione. Tale concetto è stato fatto proprio dalla Commissione Regionale Cultura, presieduta dal segretario regionale del Mic. dott. Salvatore Patamia, e di cui era componente l’attuale soprintendente reggino, arch. Fabrizio Sudano. Quest’ultimo, forse resosi conto dell’enormità di quanto avallato, con una comunicazione formale diffusa anche sulla stampa, in un momento successivo ha cambiato idea, condividendo l’assunto presente nel progetto esecutivo su Piazza De Nava: il materiale lapideo di pregio, residuante della demolizione della piazza, non verrà usato per la sua pavimentazione bensì come “paracarri” ovvero dissuasore di parcheggio nelle strade adiacenti. Anche a queste perle di saggezza urbanistica viene assegnato il Premio Anassilaos”.

  “Sulla base di queste documentate considerazioni, ritenendo che il Premio Anassilaos non dovesse essere attribuito alla Soprintendenza, ne chiediamo formalmente il suo ritiro – conclude la nota – coerentemente peraltro con la posizione critica assunta in precedenza dall’Anassilaos sul progetto demolitivo della Soprintendenza su Piazza De Nava. Per coerenza, infatti, pur non entrando nel merito della risibile motivazione, non si sarebbe dovuto assegnare un premio a una struttura il cui operato si è in precedenza stigmatizzato”. 

martedì 3 maggio 2022

Draghi fa la carità agli italiani, trattandoli da mendicanti





   Il Governo fa la carità, trattando gli italiani da mendicanti.  

  

Il Decreto bollette approvato in Consiglio dei ministri che prevede 5,5 miliardi di euro destinati dal Governo a famiglie sono una elemosina che non risolve il problema del caro-energia e non eviterà una nuova stangata per consumatori e attività produttive. Dal governo ci si aspettava decisamente di più, e uno stanziamento di risorse così esiguo non eviterà un nuovo maxi-aumento delle bollette in occasione del prossimo aggiornamento trimestrale delle tariffe. 

Oggi migliaia di imprese rischiano di chiudere i battenti non potendo affrontare costi energetici così elevati, e il caro-energia sta producendo effetti disastrosi sui prezzi al dettaglio, con rincari a cascata in tutti i settori e una impennata dell’inflazione che impoverisce le famiglie e riduce i consumi. A fronte di tale situazione i 5,5 miliardi di euro che il governo ha deciso di stanziare per il prossimo trimestre risultano del tutto insufficienti, e per salvare le imprese dal fallimento e le famiglie da una crisi nerissima. L’Iva e le imposte che gravano sulle bollette di luce e gas non vanno ridotte, ma azzerate del tutto.

 La  cifra irrisoria o meglio l’elemosina destinata ai consumatori che in questo trimestre, proprio quando le bollette sono raddoppiate, sembra essere più una presa per i fondelli, piuttosto che un aiuto economico.  

 Il Governo doveva fare uno scostamento di bilancio per affrontare questa emergenza nazionale, invece di stanziare una cifra irrisoria rispetto al reale fabbisogno. Non solo, ma disperde le poche risorse in mille rivoli, finendo per scontentare tutti, invece di concentrare lo stanziamento sulle famiglie che non ce la fanno più ad arrivare alla fine del mese.

 Il Decreto bollette non salva nessuno e mentre il Governo Draghi continua con i suoi proclami di ripresa, le famiglie e le imprese vanno giù a picco.    


venerdì 29 aprile 2022

Paragone e Italexit superano Calenda e Azione e diventano il sesto partito d’Italia




Di fatto è l’unica vera opposizione al Governo Draghi, soprattutto sul fronte della limitazione delle libertà nel nome del Covid


   Da un’indagine Ipsos svelata da Nando Pagnoncelli su La7, sono emerse importanti novità in tema di consenso popolare. La pandemia, con tutte le annesse misure restrittive, come anche la questione bellica, hanno avuto effetti rilevanti sui sondaggi popolari.

  Fratelli d’Italia si attesta sul 21,9% dei consensi, a seguire il Pd con il 21,1%. Il M5s sorpassa la Lega di Salvini, ma il partito di Conte si ferma al 15%, mentre la Lega è al 14,7%, facendo segnare una perdita del 2,2%. Forza Italia si attesta sull’8,1%, mentre risulta essere in piena ascesa il partito di Gianluigi Paragone, Italexit, che con un +0,4% sale al 3,7%, sorpassando Azione di Carlo Calenda, fermo al 3,4% (-0,1%).

  Una cifra molto incoraggiante quella attribuita a Italexit con Paragone, che ha visto formalizzare la sua nascita come partito ufficialmente riconosciuto soltanto poche settimane fa. Inoltre, tenendo conto del fatto che questo genere di sondaggi, quando coinvolgono i partiti più giovani, tendenzialmente, vengono quotati al ribasso, ecco che le prospettive per il gruppo Italexit si fanno ancora più rosee, a riprova del grande lavoro di opposizione svolto fino ad oggi dal Senatore e da tutti gli attivisti del suo partito.

giovedì 21 aprile 2022

Mascherine, le nuove regole dal 1º maggio 2022



LA MASCHERINA NON SARA' PIU' OBBLIGATORIA IN MOLTI LUOGHI 

Da maggio, secondo le voci che circolano all’interno del Palazzo, si andrà verso una riconferma delle mascherine sui mezzi di trasporto e al cinema, dove si potrebbe passare però dalle Ffp2 alle mascherine chirurgiche (più economiche). L’obbligo di mascherine al chiuso dovrebbe essere confermato (fino a giugno, poi si vedrà) anche negli uffici e in generale nei luoghi di lavoro. Potrebbe però saltare l'obbligo per i clienti di negozi e supermercati.

Per ora, l'ultimo decreto stabilisce che fino al 30 aprile le mascherine sono obbligatorie in tutti i luoghi al chiuso, ad esclusione delle abitazioni private. Con l’eccezione delle scuole. Dove già da adesso è previsto l’obbligo in classe della mascherina chirurgica fino alla fine dell'anno scolastico (nella prima decade di giugno). Ci sono paradossi, perché imporre la mascherina a tutti i bambini sopra i 6 anni fa sì che nella stessa classe (soprattutto nelle ultimo anno di materne) possano esserci bimbi che la indossano e altri che non la indossano perché sotto i 6 anni. Dal 1° aprile anche i bambini della scuola dell’infanzia che abbiano compiuto sei anni devono infatti indossare la mascherina chirurgica.

L’ultimo decreto anti-Covid n.24 del 24 marzo prevede anche alcuni casi in cui la mascherina (chirurgica) sia obbligatoria anche all’aperto per spettacoli teatrali, arene cinematografiche, concerti e stadi. Fino al weekend della Festa dei lavoratori restano obbligatorie le Ffp2 nei luoghi più a rischio: vanno indossate in aereo, nave, treno (non nei regionali, dove bastano quelle chirurgiche), autobus, metro, pullman, funivie, cabinovie e seggiovie coperte. A scuola, nei bar e nei ristoranti basta la mascherina chirurgica. Sul luogo di lavoro serve la mascherina solo se non si può rispettare il metro di distanza dai colleghi. Niente mascherine per i bambini fino a sei anni, i fragili, gli accompagnatori dei disabili. Niente mascherina quando si balla in discoteca o quando si fa sport.

lunedì 21 marzo 2022

L’IPOCRITA MARIO DRAGHI AVVELENA GLI ANIMI DEGLI ITALIANI


TROPPI FALSI RINGRAZIAMENTI FANNO INCAZZARE GLI ITALIANI, RIDOTTI ALLA FAME DAL GOVERNO DRAGHI.

  La Conferenza stampa di Draghi nell’annunciare le riaperture ha fatto incazzare non poco gli italiani che a causa di un Governo d’incapaci sono stati costretti a chiudere le proprie attività e ridotti alla fame. Un falso mare di grazie e stato pronunciato nei confronti di chi approfittando della pandemia ha fatto gli interessi propri e non quello degli italiani.  Grazie al Cts per il supporto psicologico, costato un milione di euro a seduta. Grazie al Ministro Speranza che è riuscito a far cadere nella disperazione milioni d’italiani.  Un grazie anche al Governo precedente, perché in politica è sempre meglio non farsi troppi nemici.

  Grazie agli italiani che si sono fatti inoculare il miscuglio magico, rivelatosi poi un fallimento. Grazie al generale Figliuolo che aveva pensato anche di andare casa per casa con un plotone di militari armati di siringa a bucare i resistenti.  Grazie ai vaccini e alla scienza che hanno scongiurato milioni vittime ma che hanno condannato all’invalidità permanente e a morte migliaia d’inoculati. Grazie al Green pass che è stato un successo nel costringere col ricatto milioni d’italiani a farsi avvelenare il sangue. …

Un grazie per le mascherine farlocche di Arcuri e i banchi a rotelle della Azzolina. Assurdo!!!

  Quel “grazie” al governo precedente è difficile da comprendere. Veramente Draghi ha sentito la necessità di riservare un plauso agli infiniti DPCM di Conte? Alle mascherine e alle primule di Arcuri? Ai banchi a rotelle della Azzolina? Grazie di cosa? Probabilmente di aver guadagnato l’uscita. Sennò non si spiega. Anche perché la loro dipartita ha segnato l’arrivo del Generale Figliuolo, complice di Speranza nella lotta ai resistenti.

Il grazie più apprezzato dagli italiani è stato sicuramente quello verso il successo del Greepass.  

  Il colpo di grazia c’è stato in quel Green pass che Draghi ha definito un successo. Come si può definire un successo, un lasciapassare che ha tenuto a casa 500mila padri e madri di famiglia? Privati della possibilità di lavorare… La parola giusta sarebbe stata “fallimento”. Un evidente fallimento della Democrazia e della Costituzione.    

  Quel lasciapassare che ha diviso gli italiani tra buoni e cattivi, giusti e sbagliati, meritevoli di stare in società, respinti ed esclusi dalla vita sociale. Un lasciapassare che ha generato odio tra fratelli e disprezzo per le forze dell’ordine che a malincuore sono stati obbligati ad agire come degli S.S. anche nei confronti dai bambini.

  L’ipocrisia di Mario Draghi è stata la sua ultima sceneggiata di un indegno Presidente del Consiglio, che non ha mai avuto eguali nella storia della repubblica italiana.  

giovedì 3 marzo 2022

VACCINAZIONE OBBLIGATORIA ANTICOVID: ABUSO POLITICO E OMISSIONE DEI DIRITTI FONDAMENTALI DELLA PERSONA

 


L’OBBLIGO VACCINALE E’ SEMPRE STATO ILLEGALE


  Di fronte ad un simile quadro, in perenne evoluzione e continuo aggiornamento, dove gli organi deputati alla tutela della salute della collettività non sono in grado di assicurare una strada lineare, il cittadino comune non può che trovarsi confuso e sfiduciato.

  La scienza è una materia in continua evoluzione e, proprio per il suo insito ed incessante cambiamento, deve soppesare accuratamente ogni possibile conseguenza.

  Davanti alla moltitudine di provvedimenti e dichiarazioni, spesso contrastanti tra loro, molti sono i dubbi ancora irrisolti, e le poche certezze rimaste si affievoliscono.

  Gli studi sull’immunità sono stati smentiti da 4 ripetizioni di dosi nell’arco di appena un anno; la non necessità di un richiamo è stata smentita a distanza di pochi giorni dalle stesse autorità che l’avevano escluso.

  La stessa affermazione per cui la sollecitazione del sistema immunitario ne diminuisce la risposta immunitaria è stata smentita dall’applicazione immediata ai soggetti fragili, con un sistema immunitario già gravemente compromesso, il che espone questa strategia ad una duplice critica:

– da un lato, in assenza di studi approfonditi su come la reiterazione del vaccino potrebbe reagire ad altri medicinali presenti nell’organismo e quali effetti collaterali potrebbe avere una continua sollecitazione sui soggetti già debilitati, li espone a rischi ignoti;

– dall’altro, la logica imporrebbe che, dato il loro stato di salute precaria e in un’ottica di tutela delle persone più deboli e vulnerabili, siano le ultime ad essere esposte a farmaci di cui non si conoscono ancora gli effetti a lungo termine, e su cui la stessa scienza, come abbiamo visto sopra, rilascia dichiarazioni spesso contrastanti, dal momento che il corpo umano non è un programma informatico e, se subisce un danno, non può essere resettato e formattato.

  Pertanto, in conseguenza, da un lato, del continuo mutamento delle raccomandazioni sanitarie; e, dall’altro, delle numerose violazioni dei principi costituzionali, si ritiene logico concludere che lo  strumento del green pass (rafforzato) e dell’obbligo vaccinale non trovi una sufficiente base giuridica,  per cui è auspicabile e impellente l’intervento della Corte Costituzionale sul punto.

  Le settimane appena trascorse hanno visto del resto, proliferare numerose sentenze che, esprimendosi in senso contrario alle pronunce precedenti, manifestano profili di illegittimità della vigente normativa in tema di imposizione vaccinale.

  È il caso dell’ordinanza n. 38 del 17 gennaio 2022 del Consiglio di giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana; dei decreti cautelari nn. 721, 724 e 726 del 2 febbraio 2022 del Tar Lazio, che hanno ripristinato le retribuzioni dei ricorrenti agenti di polizia penitenziaria non vaccinati;  del decreto cautelare n. 919 del 14 febbraio 2022 del Tar Lazio di sospensione di 26 provvedimenti nei confronti di militari inottemperanti all’obbligo vaccinale (consultabili sul sito https://www.giustizia-amministrativa.it, alla voce “Decisioni e pareri”); della sentenza n. 1842 dell’ 8.11.2021, depositata il 17 febbraio 2022,  del Tribunale di Pisa, Sezione Penale che ha dichiarato illegittimo il DPCM con cui è stati imposto il lockdown a marzo 2020; e, da ultimo, l’ordinanza cautelare del Tar Milano n. 192 del 14.2.2022 che ha rimesso alla Consulta la questione di legittimità costituzionale dell’obbligo vaccinale per i sanitari.

  Le motivazioni dell’ordinanza di rimessione non risultano ancora pubblicate, ma, nel richiamare le ragioni sopra espresse, appare innegabile una grave ed irreparabile lesione dei diritti fondamentali, tali da poter consentire una pronuncia favorevole da parte della Consulta, anche alla luce del Doc. n. 15444 e n. 15212 (laddove al punto n. 7 sancisce: “With respect to ensuring high vaccine uptake:  7.3.1. ensure that citizens are informed that the vaccination is NOT mandatory and that no one is politically, socially, or otherwise pressured to get themselves vaccinated, if they do not wish to do so themselves; 7.3.2. ensure that no one is discriminated against for not having been vaccinated, due to possible health risks or not wanting to be vaccinated;  7.3.3. take early effective measures to counter misinformation, disinformation and hesitancy regarding Covid-19 vaccines; 7.3.4. distribute transparent information on the safety and possible side effects of vaccines, working with and regulating social media platforms to prevent the spread of misinformation”, ovvero: “garantire che i cittadini siano informati che la vaccinazione NON è obbligatoria e che nessuno è politicamente, socialmente o altrimenti sottoposto a pressioni per farsi vaccinare, se non lo desidera; 7.3.2. assicurarsi che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato, per possibili rischi per la salute o per non volersi vaccinare”), della Raccomandazione n. 2222 e n. 2424 (laddove, al punto n. 9.4.3. afferma che i mandati di vaccinazione “non dovrebbero coprire i bambini fino a quando e a meno che non sia assicurata la completa sicurezza ed efficacia di tutti i vaccini messi a disposizione, con particolare attenzione al superiore interesse del bambino, in conformità alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia) assunta dal Consiglio d’europa nel gennaio 2022.

  Nè, d’altronde può essere concepibile una gerarchia o prevaricazione tra diritti inviolabili della Costituzione.

 Come affermato dall’attuale Ministro della Giustizia Marta Cartabia in occasione della presentazione della Relazione annuale sull’attività della Corte Costituzionale del 2019, «La nostra Costituzione non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza […]. Si tratta di una scelta consapevole. Nella Carta costituzionale non si rinvengono clausole di sospensione dei diritti fondamentali da attivarsi nei tempi eccezionali, né previsioni che in tempi di crisi consentano alterazioni nell’assetto dei poteri. La Costituzione, peraltro, non è insensibile al variare delle contingenze, all’eventualità che dirompano situazioni di emergenza, di crisi, o di straordinaria necessità e urgenza […]. La Repubblica ha attraversato varie situazioni di emergenza e di crisi – dagli anni della lotta armata a quelli più recenti della crisi economica e finanziaria – che sono stati affrontati senza mai sospendere l’ordine costituzionale, ma ravvisando al suo interno gli strumenti idonei a modulare i principi costituzionali in base alle specifiche contingenze: necessità, proporzionalità, bilanciamento, giustiziabilità e temporaneità sono i criteri con cui, secondo la giurisprudenza costituzionale, in ogni tempo deve attuarsi la tutela «sistemica e non frazionata» dei principi e dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, ponderando la tutela di ciascuno di essi con i relativi limiti».

  La stessa Corte Costituzionale, con la sentenza n. 85/2015, ebbe modo di chiarire che “Tutti i diritti fondamentali tutelati dalla Costituzione si trovano in rapporto di integrazione reciproca e non è possibile pertanto individuare uno di essi che abbia la prevalenza assoluta sugli altri. La tutela deve essere sempre «sistemica e non frazionata in una serie di norme non coordinate ed in potenziale conflitto tra loro» (sentenza n. 264 del 2012). Se così non fosse, si verificherebbe l’illimitata espansione di uno dei diritti, che diverrebbe “tiranno” nei confronti delle altre situazioni giuridiche costituzionalmente riconosciute e protette, che costituiscono, nel loro insieme, espressione della dignità della persona.

  Per le ragioni esposte, non si può condividere l’assunto del rimettente … secondo cui l’aggettivo «fondamentale», contenuto nell’art. 32 Cost., sarebbe rivelatore di un «carattere preminente» del diritto alla salute rispetto a tutti i diritti della persona. Né la definizione data da questa Corte dell’ambiente e della salute come «valori primari» (sentenza n. 365 del 1993, citata dal rimettente) implica una “rigida” gerarchia tra diritti fondamentali. La Costituzione italiana, come le altre Costituzioni democratiche e pluraliste contemporanee, richiede un continuo e vicendevole bilanciamento tra princìpi e diritti fondamentali, senza pretese di assolutezza per nessuno di essi. La qualificazione come “primari” dei valori dell’ambiente e della salute significa pertanto che gli stessi non possono essere sacrificati ad altri interessi, ancorché costituzionalmente tutelati, non già che gli stessi siano posti alla sommità di un ordine gerarchico assoluto. Il punto di equilibrio, proprio perché dinamico e non prefissato in anticipo, deve essere valutato – dal legislatore nella statuizione delle norme e dal giudice delle leggi in sede di controllo – secondo criteri di proporzionalità e di ragionevolezza, tali da non consentire un sacrificio del loro nucleo essenziale.”.

  Principi che vengono espressi anche nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo, in cui vengono riversati tutti i  diritti sopra citati, specificando, in chiusura, attraverso l’art. 30 che “Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un’attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuno dei diritti e delle libertà in essa enunciati.” 

martedì 1 marzo 2022

IL GREEN PASS HA LACERATO IL TESSUTO SOCIALE


I danni psichici ed economici dovuti al green pass sono in molti casi irreversibili. 

 Dopo due anni di sacrifici, restrizioni e sofferenze gli Italiani devono poter tornare alla propria vita, alla normalità, alla legittima libertà di cui si godeva prima della pandemia e per la quale e stato alto il prezzo da pagare in termini di vite umane per poter vivere in uno Stato Democratico, dove la Sovranità come sancito dalla Carta Costituzionale, appartiene al Popolo che è Sovrano.

  Il panico, gonfiato da un’informazione morbosa e da una classe politica d’incapaci, ha portato la gente non solo ad accettare, ma addirittura a convincersi che fossero giusti i DPCM limitativi della libertà personale, tanto per fare un esempio: i Sindacati, che avrebbero dovuto tutelare la libertà e il diritto al lavoro, hanno invece infierito contro gli stessi tesserati, richiedendo ai datori di lavoro misure di contenimento sempre più aspre, imponendo addirittura la profilassi del tampone a proprie spese.   

  Le restrizioni imposte con rigore inflessibile anche ai bambini e ai ragazzi, hanno destabilizzato l’equilibrio psichico di molti. La malattia è stata trattata come una colpa, e pertanto, secondo il Governo le punizioni sono state necessarie, al fine di tutelare la libertà. Principio letteralmente folle!! Siamo ricaduti in una logica peggio che medievale, perché almeno nel Medioevo l’untore era un nemico ed era sano, oggi è il malato, cioè la vittima stessa della malattia. In questo delirio millenaristico, e a seguito delle strategie di contenimento a gran voce richieste, il tessuto sociale è stato irrimediabilmente lacerato.

  Il green pass è stato un punto di non ritorno, perché ha annullato la solidarietà sociale, accendendo dei conflitti indegni anche tra fratelli. Tanto per fare un esempio: i lavoratori vaccinati, plagiati dalla mala informazione, sia medica che mediatica; anziché sentirsi sicuri per il proprio vaccino, chiedono con forza il green pass che li protegga dal contatto con i non vaccinati, Ignorando il fatto che gli unici a non compromettere la salute degli altri sono proprio i no-vax, e i no-green pass.

  L’affermazione, sempre ripetuta da entrambe le parti: “La tua libertà finisce dove comincia la mia“, è il frutto della stupidità indotta dalla paura, perché significa in effetti: quella che tu ritieni sia la tua libertà finisce dove io ritengo che cominci quella che io ritengo sia la mia, ed è ovvio che su queste basi non esiste dialogo possibile.

  Il problema oggi è come uscire da questa spirale di irrazionalità e ricucire una lacerazione che divide categorie sociali che, dovrebbero essere unite: lavoratori con lavoratori, studenti con studenti, etc. È necessario recuperare alcune conquiste culturali e morali che davamo per acquisite e che invece sono state perdute: la malattia non è una colpa; il malato è la vittima di un evento più forte di noi; l’epidemia è causata dal virus e non dagli untori; la vaccinazione è un diritto non un dovere; chi non si vaccina rischia prima di tutto per se stesso, mentre chi si vaccina è relativamente protetto, anche se molti sostengono a torto di stare in una botte di ferro perché vaccinati. 

  Con una guerra in corso nel cuore dell’Europa e con tutti i problemi che ne derivano, con la crisi energetica e con l’inflazione che sta esplodendo, l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è vivere ancora con gli schemi del 2020.

  Quindi, dopo il 31 marzo, basta Green pass, basta limitazioni, basta divisioni sulla base dello stato vaccinale, anche tra gli studenti, basta discriminazioni sul posto di lavoro. È il momento di rialzare la testa.   Questa la situazione che si prospetta. Si tratta naturalmente di anticipazioni che dovranno essere tradotte in normativa, se la situazione sanitaria legata all’emergenza SARS COV 2 sarà in miglioramento, tutto dovrà finire il 31 marzo 2022, green pass e vaccinazione obbligatoria inclusa.

 

"NO PONTE": UN'ONDA UMANA IMMENSA, PROTESTA CONTRO LA REALIZAZIONE DI UN'OPERA INUTILE E DANNOSA

Soldi pubblici buttati a mare.      A Messina ha sfilato il fronte del "NO al Ponte" sullo Stretto, con un corteo di migliaia di ...