Siciliani e calabresi insieme per dire no al ponte sullo stretto.
Sabato 17 giugno nelle vie della città di Messina partendo da
Torre Faro, migliaia di persone hanno partecipato al corteo “NO PONTE”.
Gli abitanti dei territori
dello Stretto di Messina, negli scorsi anni, con la mobilitazione, avevano
contribuito a bloccare l’iter progettuale e l’avvio dei cantieri, smascherando
la natura speculativa e l’impatto devastante del ponte sullo Stretto. Oggi purtroppo
sono dovuti scendere in campo un’altra volta.
"Lo Stretto di
Messina non si tocca". È il grido delle migliaia di manifestanti che hanno
sfilato sabato pomeriggio, armati di
megafoni, striscioni e bandiere. Non solo messinesi, ma calabresi, catanesi e
palermitani, con oltre quaranta comitati, associazioni, sindacati e gruppi
civici. Grandi e piccini, padri e figli, nonni e nipoti. Amici, famiglie,
fidanzati e comitive.
Il mostro d’acciaio che divide
la città di Messina e allontana le due sponde è un’opera che non sa da fare. Fortunatamente
al momento è soltanto un spot elettorale cavalcato da Matteo Salvini.
Il ponte sullo
stretto di Messina torna ad essere una minaccia per chi chiede opere realmente
utili al Sud. Il movimento No Ponte si è dunque rimesso in moto con
gli storici esponenti che dai primi anni del 2000 hanno capitanato il fronte
del no.
Siciliani e calabresi insieme
hanno urlato il loro dissenso all'opera su cui, forse, si è più fantasticato
nella storia dell'Italia.
Sono stati molti i
reggini che hanno deciso di unirsi alla protesta, per evitare che possa verificarsi
il più grande disastro ambientale ed economico della storia italiana.
Il
popolo del NO si schiera contro la realizzazione del mostro d’acciaio,
riproposto dal Governo Meloni, perché non è concepibile che migliaia di case siano
abbattute e migliaia di ettari di terreno devastati per costruire, forse, un’opera
inutile.