venerdì 2 dicembre 2022

LO STRETTO SENZA PONTE, NON FARA' MALE A NESSUNO


Il ponte sullo stretto? Un’opera fine a se stessa


   Nominato Ministro dei trasporti, il “cazzaro” Salvini, esordisce dall’alto del suo Ministero delle Infrastrutture con lo spolverare la oramai accantonata idea di realizzare il ponte sullo stretto, cosa che riflette tutta l’arretratezza culturale di una classe politica che concepisce le infrastrutture solo in termini d’investimenti che generano domanda di consumi e falsa occupazione.

Il Ponte, qualora fosse possibile realizzarlo, sarebbe inutile e, pensare che possa servire come alcuni personaggi dichiarano a collegare l’Europa all’Africa, ...è puramente demenziale.  

Le migliori alternative per muoversi, sono le navi. Spostano persone e merci con un costo notevolmente inferiore, riducendo l’inquinamento dell’80%. Imbarcare i TIR a Genova o Salerno per la Sicilia è il miglior modo per il trasporto delle merci verso la Sicilia e viceversa.    

La maggior parte delle persone invece, ormai si sposta quotidianamente in aereo e i grandi flussi migratori in automobile si verificano soltanto due o tre volte l’anno, durante i ponti delle festività Natalizie, di Pasqua e a ferragosto. La diminuzione del numero dei passeggeri tra Messina e Villa San Giovanni è stata significativa negli ultimi due decenni. La Sicilia, oggi detiene il primato di sei aeroporti: Catania; Palermo; Trapani; Comiso; Lampedusa e Pantelleria. Oltre a una decina di porti industriali sottoutilizzati.

Un’infrastruttura inutile, anzi critica per il sistema dei trasporti: il ponte era stato concepito per servire il traffico di lunga distanza da e per la Sicilia; invece nello Stretto resterà in futuro sempre più una mobilità locale. Infatti il trasporto di lunga distanza ha subìto fortissime trasformazioni: gli spostamenti hanno abbandonato gomma e ferrovia, per aerei (i passeggeri) e navi (le merci). Gli attraversamenti di lunga distanza tra Messina e Villa e viceversa erano computabili in oltre undici milioni di unità negli anni 90, per poi calare a poco più di sei milioni e mezzo negli anni 2000 ed il trend in discesa ha proseguito fino ad arrivare oggi ad appena 400.000 unità. Proprio per questo motivo nel PNRR il capitolo del Piano nazionale di ripresa e resilienza dedicato agli investimenti nei porti dello Stretto, il Governo precedente ha previsto mezzo miliardo di euro per l’ampliamento e l’ammodernamento....Forse Salvini non lo sa!

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