Salutiamo la Costituzione
che se ne va. Ci ha tutelati socialmente e sostenuti soprattutto economicamente
dal 1° gennaio 1948 fino a poco tempo fa. Adesso è stata messa sotto i piedi dai
governi Conte e Draghi senza pudore e senza rispetto, al punto che si configura
il reato di vilipendio della Repubblica e delle istituzioni a disprezzo
totale dei principi e dei valori Costituzionali. Un atto vile da parte del
Governo nei confronti della Carta che ci rappresentava e ci identificava come
la migliore Repubblica Democratica al mondo.
La Costituzione è stata calpestata e trasformata in
carta straccia dal Governo ma
soprattutto dal Parlamento che indegnamente lo sostiene. Stiamo
assistendo a un continuo stupro della Costituzione e di conseguenza
del Popolo Sovrano, vittima di un Governo oligarchico
senza scrupoli e senza alcun rispetto delle regole, in sfregio ai principi
fondamentali della Carta e ai diritti del Cittadino.
A dimostrare
chiaramente lo stupro della Costituzione
sono i fatti quotidiani e il comportamento antidemocratico del Governo. Già dall’insediamento del
Governo Conte è stata lampante la
tendenza a non rispettare i principi costituzionali, e oggi, con Draghi, il susseguirsi delle
repressioni e persecuzioni del Popolo non lascia ombra di dubbio sulla tendenza
del Governo a voler annullare quelli che sono i diritti costituzionali, di cui
fino a qualche anno addietro, cioè, prima dell’artificiosa pandemia, erano riconosciuti
e rispettati ancor prima che dal Popolo, dal Governo e dalle istituzioni.
Negli ultimi mesi, tutti soggetti ai quali la
Costituzione riconosceva il potere d’iniziativa legislativa, sono stati
esautorati dal Potere oligarchico del Governo Draghi.
Altrettanto ridimensionamento
è stato il potere dei parlamentari, sostituito dai DPCM. Atti che dovrebbero consentire al Consiglio dei Ministri di
partecipare al potere legislativo ma esclusivamente in casi di necessità e urgenza e
che, al contrario, sono diventati quasi la modalità ordinaria con cui il Governo
sottopone le proprie proposte alle camere, utilizzando il ricatto politico per
farli approvare.
Altra piaga
consolidata del costante oltraggio alla Costituzione
è il più che frequente e illegittimo ricorso alla questione di fiducia.
Una prassi che, nel tentativo di velocizzare tutto, blinda i provvedimenti,
impedendo il dibattito
parlamentare. Ossia, la quinta essenza della democrazia.
Se da un lato, il
governo giustifica certe abitudini proprio con il persistere dello stato
d’emergenza, è anche vero che la proroga costante di questa condizione è stata contestata dai più autorevoli
costituzionalisti. Inoltre, nemmeno in tempi di pace l’andamento era
coerente con le norme costituzionali. Né vale a giustificare tutto questo
la necessità di semplificazione e
di decisione in tempi brevi. Poiché la Costituzione si può
modificare unicamente attuando la procedura aggravata prevista dall’articolo
138.
Oggi, si assiste
a una pressoché totale trasfigurazione
delle regole costituzionali, ulteriormente accentuata, negli
ultimi tempi, dalla compressione
di tantissime libertà e diritti, come quelli all’istruzione,
alla mobilità, alla riservatezza, al lavoro e all’iniziativa economica. Limitazioni che vanno contro le
indicazioni dell’Organizzazione
mondiale della sanità ma attuate comunque
dall’esecutivo, con la vergognosa compiacenza di maggioranza e opposizione.
Quello che sta
scomparendo dalle aule del parlamento è il confronto democratico. Lo conferma il decrescente
numero di emendamenti discussi
e approvati. Per evitarne un abuso, e il ricorso strumentale a fini meramente
ostruzionistici, i regolamenti
di Camera e Senato prevedono alcune limitazioni. Per
questo motivo molti emendamenti non sono nemmeno discussi. I presidenti delle
due assemblee legislative o di commissione possono insindacabilmente decidere
se gli emendamenti sono proponibili (ossia non estranei alla materia) o
ammissibili (aventi una reale portata modificativa e non contrastanti con
deliberazioni già adottate). Nel corso della votazione alcuni emendamenti
possono anche essere assorbiti (quando la proposta di modifica è compresa in un
altro testo approvato) o preclusi (quando l’emendamento risulta in conflitto
con altri già approvati).
Di fatto stiamo assistendo a una modifica informale della Costituzione, condotta, non solo con il favore delle tenebre, ma anche delle minoranze, quindi di tutti coloro che sono stati eletti dai cittadini perché li rappresentassero in nome di una Costituzione che purtroppo non c’è più, sostituita da una forma di carta non scritta messa in atto da un Governo illegittimo oligarchico.
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